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rivista semestrale

anno XXXVI - terza serie

numero 89

gennaio/giugno 2024

Giuseppe Episcopo, L’eredità della fine. «Gravity’s Rainbow» di Thomas Pynchon e «Horcynus Orca» di Stefano D’Arrigo

[Franco Cesati Editore, Firenze 2016]

Fin dalla Poetica aristotelica la critica riflette sul ruolo che la storia svolge all’interno della finzione narrativa. Questo complesso rapporto viene esasperato dalla letteratura postmoderna al punto tale da ingenerare opere nelle quali il commento agli eventi storici, tralignando dall’intreccio narrativo, determina notevoli mutazioni sul piano dell’orchestrazione del racconto.

Attraverso l’analisi di una notevole bibliografia scientifica, L’eredità della fine di Giuseppe Episcopo tenta un’indagine sul «perpetuo presente spaziale» (passim) che occupa Gravity’s Rainbow di Thomas Pynchon e Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo. Dopo aver esaminato le principali teorie del neostoricismo novecentesco, l’autore constata che la dialettica relazione tra la contemporaneità del tempo della narrazione e la non-contemporaneità dei riferimenti contestuali è di capitale importanza per salvaguardare il legame tra la finzione narrativa e il materiale che questa raccoglie. Il «sistema formale e metastorico» (p. 29) che ne deriverebbe costituisce una garanzia storiografica delle esperienze dei personaggi (p. 94). Infatti, secondo Episcopo, ad agire nelle vicende di ’Ndrja Cambria e di Slothrop è soprattutto «la qualità del presente» (passim), un tempo che viene da un lato presentificato dalla storia e dall’altro acquisito attraverso la rappresentazione del vissuto dei protagonisti. In tal senso il mito, violando la consequenzialità degli eventi, assume un importante ruolo nella definizione di Gravity’s Rainbow e di Horcynus Orca quali capolavori postmoderni (pp. 69-79).

Nelle strategie narrative di Pynchon e di D’Arrigo si fa strada sempre un oscuro testimone del tempo della rappresentazione, sia che esso venga evocato attraverso il “bric-à-brac” della «scrivania di Slothrop» (pp. 81-94) sia che rientri nelle vertiginose esperienze visive di ’Ndrja e dei pescatori cariddoti (pp. 161-177). Nel resoconto dell’anti-eroe postmoderno è inscritto un intervallo cronologico che, se pure limitato, evoca epoche e momenti diversi della vicenda. In sostanza, leggendo Gravity’s Rainbow e Horcynus Orca, il lettore è proiettato in uno spazio che, se pure definito, è perennemente descritto in continua trasformazione lungo la catena degli episodi storici allusivamente richiamati (pp. 161-166). Per ognuno dei due romanzi, Episcopo non solo legittima la relazione necessaria che insiste tra lo spazio e il tempo, ma la giustifica richiamando l’impaginazione linguistico-stilistica delle parole di Slothrop e di ’Ndrja (p. 61, pp. 57-65). Così, secondo l’autore, il plot diverrebbe la manifestazione del tempo esperienziale dei personaggi, reificando, simultaneamente, intervalli che variano dal piano della storia al piano della società mediatica, culturale e folklorica dei protagonisti di Gravity’s Rainbow e di Horcynus Orca.

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